Fossa Maestra: una lunga, oscura, trama
Il Comune rilascia una licenza edilizia illegittima per il
Residence
Per capire bene la vicenda della Fossa Maestra occorre fare
un “rapido”
salto indietro fino al 1992 quando il Comune di Carrara rilascia,
illegittimamente, alla società Marina Mare, la concessione per la costruzione
di un Residence alla Fossa Maestra. Che la concessione sia stata illegittima
lo sancisce nel 1996, a seguito di un esposto di Legambiente e Verdi, la
Cassazione penale che, per di più, nega la buona fede anche dei costruttori i
quali erano a conoscenza del fatto che
la destinazione urbanistica dell’area non consentisse al costruzione di
Residence. Da questo illecito iniziale
conseguono molti aspetti curiosi e altrimenti inspiegabili della vicenda.
L’area diviene zona umida “invariante strutturale”, il
residence viene abbattuto
Diventata invariante
strutturale del territorio costiero nel Piano regolatore “Pontuale”
approvato nel 1998, con destinazione finalizzata alla ricostruzione di ambienti naturali
umidi costieri, l’area sembra perciò destinata ad un roseo futuro anche perché nel 2000
viene recepito nel Piano particolareggiato dell’arenile il progetto promosso da Legambiente e
fatto proprio da Comune, Amia e Arpat, che prevede appunto la realizzazione di
un’area verde umida costiera con sentieri per la
fruizione e di un fitodepuratore per migliorare la qualità delle acque della
Fossa Maestra, in modo da rendere stabilmente balneabile il tratto di mare
antistante la foce.
Dopo una lunga ed
estenuante battaglia (blitz di Goletta verde, articoli di stampa, manifestazioni),
nel 2002 (fine mandato Segnanini) si avvia l’iter per la demolizione del rudere del Residence che viene
definitivamente abbattuto nel 2003 (sindaco Conti).
Un’ordinanza con curiose motivazioni e inspiegabili
dimenticanze
E qui riemerge
l’antico grumo di intrecci che fa sì che l’ordinanza di demolizione non sia emanata
per illegittimità del manufatto, ma con la curiosa motivazione che i proprietari non avevano ultimato i lavori nei termini della
concessione (sic!) e perchè lo scheletro in
cemento deturpava il decoro cittadino.
Inoltre, invece di acquisire gratuitamente l’area del rudere, come di legge, il
comune agisce in modo
inspiegabilmente opposto, senza preoccuparsi del danno erariale per la cittadinanza
e senza tenere in alcun conto gli inviti di Legambiente in tal senso.
Un acquisto strano … ma preveggente
Nel frattempo,
come abbiamo denunciato più volte sulla stampa, parte dell’area viene acquisita, quantunque inedificabile, dalla
signora Liviana Tosi, moglie di un esponente politico socialista, Pietro
Giorgieri.
Nel 2006, la Variante
al Piano dell’arenile prevede che una porzione delle aree comprate diventi
parcheggio privato, ignorando l’opposizione di Legambiente che nelle sue
osservazioni rilevava come tale destinazione
fosse incompatibile con un’area umida e risultasse in palese e grave contrasto con le disposizioni del piano regolatore generale
ossia il piano strutturale Pontuale.
Il colpo grosso (impedito da Legambiente)
Il colpo grosso viene
tentato,
però, con la Variante al Piano strutturale del 2009 dove l’area umida viene cancellata
dalle invarianti e inserita nella Utoe 2 dell’Arenile
con possibilità di attrezzature turistiche “di basso impatto ambientale”.
Questa volta l’esponente socialista è
presidente della Commissione urbanistica e vota la variante in suo favore.
Il resto è storia recente. La mattina in cui si discutono le
nostre osservazioni in Commissione urbanistica esce la notizia dell’esposto di Legambiente alla magistratura e,
miracolosamente, la nostra osservazione sulla Fossa Maestra, l’unica tra le
tante da noi presentate, viene accolta.
La Fossa Maestra è tornata invariante strutturale!
Qual è il filo rosso dell’oscuro intreccio?
Al di là della soddisfazione per questa vittoria e per
l’azione che la magistratura sta portando avanti, vogliamo evidenziare come, per fare realmente pulizia a Carrara, si
debba recidere l’intreccio oscuro di interessi che ha devastato negli anni il
nostro splendido e martoriato territorio per favorire gli interessi di
speculatori e affaristi vari. Ed è
proprio il poter scorgere in filigrana il filo rosso che lega chi agì nel 1992,
nel 2006 e nel 2009 che rende così emblematica questa vicenda.
Carrara, 21 aprile 2012
Legambiente Carrara
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